Sapere oltre le parole

Sapere = parole. Un’equazione implicita, che accettiamo senza rifletterci. E’ come se, per esser veramente tale, il sapere debba poter essere ridotto in un codice, che chi riceve può poi ritrasformare in conoscenza, in maniera immediata e senza perdite significative di dati.

C’è però tutta una serie di campi della vita, che meritano pienamente il titolo di “saperi”, e che però non sono pienamente trasmissibili a parole.
Tutto ciò che ha a che fare con le sensazioni e i movimenti del corpo, ad esempio: posso leggere un manuale di danza, ma è solo con l’esercizio che imparerò a ballare.
E ancora saper guardare, saper ascoltare. Riconoscere le diverse forme degli alberi, o i canti degli uccelli: non basta un testo che li descrive, ma occorre una frequentazione quotidiana, e qualcuno che già li conosce, che ce li presenta. Dopo un periodo si inizia a prende confidenza, e presto sapremo scorgerli a colpo d’occhio, senza passare per tabelle di caratteristiche o chiavi dicotomiche.
Saper frenare o lasciar libere le emozioni, imparare a mostrare il proprio stato d’animo, o celarlo all’occorrenza. Saperi di questo tipo sono preziosi, ma non si lasciano circoscrivere in parole.
Ciò non vuol dire che non si possa trasmetterli e apprenderli; ma non in maniera immediata, bensì quotidianamente, con esercizio.
Non voglio certo sostenere che il sapere verbale sia peggiore o migliore di quello agito. Anzi, il vero dramma è che siano separati, che l’assunzione implicita li confini in sfere distaccate fra cui non c’è dialogo.
Da un lato il sapere delle parole, dall’altro quello del fare. Non sarebbe più bello, più completo, se tornassimo a integrarli? Nel riecheggiare gli eventi del passato, possiamo accompagnarli con la danza. Allo studio della botanica si può unire l’esplorazione, in modo che imparare a riconoscere le piante e muoversi nel bosco diventino un tutt’uno. Alla ricerca della filosofia si può intrecciare la consapevolezza dei movimenti del proprio corpo, del ritmo del proprio respiro. Dire e fare, allora, non sarebbero più nemici, ma si unirebbero nel vivere.

(Fonte immagine: https://loc.gov/pictures/resource/cph.3b27512/ )