1. Dobbiamo ammazzare il Drago, prima che il Drago muoia.
2. Il Drago sta morendo, da anni, ormai da secoli. Forse ha iniziato a decomporsi già da quando è nato.
3. I doni della Bestia sono i liquami della sua putrefazione. Un sangue nero in cui si cela un fuoco potentissimo.
Avvera i desideri, però avvelena l’aria, e l’acqua.
4. In cambio dei suoi doni, il Drago chiede noi in sacrificio. Non solamente le fanciulle, o i primogeniti; ogni respiro, ogni pensiero, dev’essergli votato. La generosità si paga in schiavitù.
5. Il più delle volte, chi cerca di sfuggire al Drago incorre in una brutta fine. Viene inseguito, e infine divorato. “È meglio non scappare”, ripete chi si arrende.
6. Chi rimane non lo sa, nè vuole saperlo; ma anch’egli viene divorato, e ciò che chiama “vita” è farsi digerire dal ventre della Bestia.
7. La schiavitù si soffre facilmente, quando il padrone è generoso. Ma il Drago è ormai giunto alla fine: la prodigalità si estingue, i suoi regali sanno solo di veleno. Eppure chiede ancora vittime, come mai prima d’ora.
8. “Se non lo nutri col tuo corpo, il Drago morirà di fame, e torneremo poveri, e indifesi”. Così ripetono i preti della Bestia, ma ormai non c’è rimedio, nè c’è mai stato.
9. Il Drago non è ammalato, è egli stesso malattia.
10. Se lo lasciassimo a sè stesso, morirebbe comunque; ma lo farebbe trascinandoci con sè, e condannando alla sua fine anche la terra, le piante e gli animali. Non resta che ucciderlo prima dell’ora, ma anche questa soluzione non sarà indolore.
11. Dove finisce il Drago, dov’è che inizia il nostro essere? Siamo sue vittime, o parti del suo corpo?
12. Dobbiamo ammazzare il drago, ma è una battaglia che ci si ritorce contro. La vinceremo solo a costo di ferite.