Ogni conflitto generazionale dovrebbe tenere conto degli sbalzi ciclici con cui vira il condizionamento culturale in cui ciascuno di noi è immerso.
Dalla nascita fino a trent’anni, un coro di voci ti ha insegnato cos’è giusto e cos’è sbagliato: genitori, maestri di scuola, gli amici, la tv, i giornali, le istituzioni. E poi, a trentun anni, lo stesso coro svolta all’improvviso, e ti biasima per aver creduto in ciò che ti avevano detto. Ti senti lo stesso di sempre, eppure ora sei “alla vecchia” perché non ti riesce di ribaltare l’intero sistema di valori su cui hanno orientato la tua vita.
Ma questo rifiuto ad adattarsi non è soltanto resistenza al cambiamento; è anche e forse soprattutto una disillusione. Le generazioni più giovani possono ancora essere convinti di procedere nella direzione giusta, quella che porterà finalmente alla giustizia, forse addirittura alla salvezza. Di fronte vedono un rettilineo, la loro curva è ancora oltre l’orizzonte. Ma chi ha già dovuto svoltare una volta, non riesce più a fidarsi di quella incoraggiante promessa. Il rifiuto di accettare i nuovi valori è allora anche un disperato tentativo con cui ci si ostina contro ogni evidenza a credere che la morale non possa cambiare. Mi hanno insegnato così, e per me sarà sempre così, perché è rassicurante, perché altrimenti dovrei imparare a navigare a vista. E però è forse ancora più insincera la scelta di chi si adegua alle nuove e transitorie Verità Eterne, recitando in superficie lo stesso entusiasmo che i più giovani, per il momento, hanno la fortuna di poter esprimere dal cuore.
(immagine dalla rivista Die Muskete, 1927)

La buona notte

Lo so che abbiamo litigato, ma lasciati abbracciare: senza di te non so come si fa a dormire. Il letto è un regno su cui non ho governo. La notte è un fiume in piena, e tu un ramo di salice.
Ma quando il sole dissiperà la febbre, forse litigheremo nuovamente. Indosserò una maschera sprezzante, difenderò ragioni che pur non mi appartengono. Cerco una scorciatoia per fuggire, in fondo lo sappiamo entrambi.
Non ti scordare allora il volto che ti ho mostrato in sogno, apertamente debole: è che soltanto quando resto solo riesco a starti accanto.
Edgar Degas, Andare a letto – 1880

 

 

La bianca, la ladra, la fine della strada.
La turpe megera, la beffa, la sincera.
Quella che non si chiama mai per nome,
tanto viene lo stesso, all’ora del confine.
È la prigione ed è l’attesa della liberazione:
la brutta e la bella, la madre, la sorella.

(Immagine: Hugo Höppener, Totenleib meiner Tochter – 1918)

Ricco coacervo di maledizioni

 

Non è per avarizia, che il Regolo rimane a guardia del tesoro.

Dentro al forziere, ogni moneta d’oro è intrisa di inganni e sfruttamento. Le gemme brillano di invidia tormentosa. Anelli di promesse infrante, collane di rimpianti. Prezioso e sporco, splendido e contagioso: non è per caso che l’hanno seppellito.

Il Regolo non è il custode del tesoro. La bestia salvaguardia invece chi crede ingenuamente di cercare una ricchezza, e invece esumerebbe una condanna.

 

(immagine di Theodor Kittelsen)

Perdo, perdono

Di onore e gloria, potremmo farne volentieri a meno: sono parole rovinate dalla guerra.
Lascio al passato gli eroi e le vittorie. Datemi piuttosto un’amnistia, a costo di tradire la patria e gli ideali; un compromesso, purché sia lenitivo. Accetto anche la sconfitta, pur di voltare pagina: immaginiamo di non essere nemici.
(immagine dalla Bibbia Maciejowski)

Parturient montes

Il fascino vertiginoso della caduta prospettica, quando si passa dall’immensitá del generale al più minuscolo particolare, che soltanto all’apparenza appare insulso.
Zoomare su Google Earth, dal pianeta al continente, fino a vedere le catene montuose, le insenature dei mari, per poi finire in un senso unico di San Donà di Piave.
I grandi sistemi di pensiero neoplatonici, le catene filosofiche che strutturano l’intero cosmo, legavano gli archetipi sommi alle opere magiche più triviali: dall’Uno a un incantesimo contro il mal di pancia la distanza pare abissale, ma passo dopo passo la si colma.
E ancora il big bang, miliardi di anni, e poi un campo di patate. L’evoluzione e il wombat. Le fonti del diritto, con la Costituzione che scivola per gradi fino al regolamento comunale per le concessioni di occupazione del suolo pubblico.
Il problema gnostico si ripropone in numerosi riflessi. La continuità dà scandalo: da sempre si intessono teorie e racconti, per isolare il vertice di ogni gerarchia, l’origine di ogni promanazione, volendo assolverli dalla meschina progenie che pur nasce da essi.
Parturient montes, nascetur ridiculus mus: inutile negarlo, ma fruttuoso rifletterci. I misteri più belli dell’esistenza sono proprio quelli scabrosi.
(15 febbraio 2022)

Spiegare

“Spiegare” è cancellare assieme il fascino e il segreto; è rendere inoffensivo ogni mistero.
Oppure, “spiegare” è un foglio di carta che si apre per disvelare le idee che porta addosso; è l’ala che si appronta al volo, la vela che sogna un viaggio nuovo.

(Appunti, 9/02/2021)

Postuma

Ci rincontriamo, come in sogno, dopo morti. Ci trema in bocca una domanda: “sei veramente tu?” – ma non osiamo chiederla.
Stringiamoci, piuttosto, senza i pudori che si inscenano da vivi: sperando, anche se inutilmente, che non ci sia risveglio che ci strappi.
(22 gennaio 2022)

Non tradite la vostra anima

Non piegatevi al vento, non obbedite ad ordini che contrastano con le vostre convinzioni. Non cercate scuse, abbiate il coraggio di essere voi stessi.
“Ma se mi rifiuto perdo il posto di lavoro”, o prendo una multa, o mi cacciano dal gruppo, eccetera eccetera. E’ vero, ma se accetti vendi l’anima a un diavolo fatto di burocrazia, convenzioni vuote, vanità, leggi, algoritmi, reputazione, denaro. E cosa ottieni in cambio?
Sollevatevi, stagliatevi contro la marea, anche se le onde minacciano di travolgervi. Staccatevi da questo gigantesco meccanismo, da questo automa inumano che negli ultimi secoli è diventato il falso dio dell’umanità, e la cui putrida carne è costituita da quelli che si sono arresi, che hanno scelto una facile connivenza invece di ribellarsi.
Non tradite la vostra anima!

(20 dicembre 2020 – immagine da Simplicissimus, 1906)