Parturient montes

Il fascino vertiginoso della caduta prospettica, quando si passa dall’immensitá del generale al più minuscolo particolare, che soltanto all’apparenza appare insulso.
Zoomare su Google Earth, dal pianeta al continente, fino a vedere le catene montuose, le insenature dei mari, per poi finire in un senso unico di San Donà di Piave.
I grandi sistemi di pensiero neoplatonici, le catene filosofiche che strutturano l’intero cosmo, legavano gli archetipi sommi alle opere magiche più triviali: dall’Uno a un incantesimo contro il mal di pancia la distanza pare abissale, ma passo dopo passo la si colma.
E ancora il big bang, miliardi di anni, e poi un campo di patate. L’evoluzione e il wombat. Le fonti del diritto, con la Costituzione che scivola per gradi fino al regolamento comunale per le concessioni di occupazione del suolo pubblico.
Il problema gnostico si ripropone in numerosi riflessi. La continuità dà scandalo: da sempre si intessono teorie e racconti, per isolare il vertice di ogni gerarchia, l’origine di ogni promanazione, volendo assolverli dalla meschina progenie che pur nasce da essi.
Parturient montes, nascetur ridiculus mus: inutile negarlo, ma fruttuoso rifletterci. I misteri più belli dell’esistenza sono proprio quelli scabrosi.
(15 febbraio 2022)

Spiegare

“Spiegare” è cancellare assieme il fascino e il segreto; è rendere inoffensivo ogni mistero.
Oppure, “spiegare” è un foglio di carta che si apre per disvelare le idee che porta addosso; è l’ala che si appronta al volo, la vela che sogna un viaggio nuovo.

(Appunti, 9/02/2021)

Postuma

Ci rincontriamo, come in sogno, dopo morti. Ci trema in bocca una domanda: “sei veramente tu?” – ma non osiamo chiederla.
Stringiamoci, piuttosto, senza i pudori che si inscenano da vivi: sperando, anche se inutilmente, che non ci sia risveglio che ci strappi.
(22 gennaio 2022)

Non tradite la vostra anima

Non piegatevi al vento, non obbedite ad ordini che contrastano con le vostre convinzioni. Non cercate scuse, abbiate il coraggio di essere voi stessi.
“Ma se mi rifiuto perdo il posto di lavoro”, o prendo una multa, o mi cacciano dal gruppo, eccetera eccetera. E’ vero, ma se accetti vendi l’anima a un diavolo fatto di burocrazia, convenzioni vuote, vanità, leggi, algoritmi, reputazione, denaro. E cosa ottieni in cambio?
Sollevatevi, stagliatevi contro la marea, anche se le onde minacciano di travolgervi. Staccatevi da questo gigantesco meccanismo, da questo automa inumano che negli ultimi secoli è diventato il falso dio dell’umanità, e la cui putrida carne è costituita da quelli che si sono arresi, che hanno scelto una facile connivenza invece di ribellarsi.
Non tradite la vostra anima!

(20 dicembre 2020 – immagine da Simplicissimus, 1906)

Ordine

“Ordine” – in questa parola si confondono tragicamente le idee di stabilità, equilibrio, sicurezza, con quelle di comando, imposizione di una volontà sull’altra: come se l’armonia dipendesse dal capeggiare.

La pietra d’inciampo

“Se Dio è onnipotente, può creare una pietra così pesante che nessuno – neppure lui – può sollevare?”
Rovello antico, che mi è sempre parso ingenuo e fuori luogo, ma oggi ho realizzato: quella pietra è l’Uomo.
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(4 dicembre 2019 – immagine da un ex libris)

A volte perde, ma esiste

Spesso la magia si infrange contro la realtà, e allora si conclude che “la magia non esiste”. È vero, la magia non è invincibile. Il mago tenta di cambiare la realtà, ma non sempre la sua arte è sufficiente. Ci sono configurazioni che si lasciano modificare, e altre troppo forti, irrevocabili; ci sono incantesimi che riescono dove altri falliscono, ma ci sarà sempre qualche impossibilità, contro cui ogni sapienza si infrange.
Non per questo, però, la magia non esiste. È come un pugile, che a volte trionfa sul suo avversario, ma altre soccombe: una sconfitta non comporta che “il pugilato non esiste”, né che sia del tutto inutile. Similmente, la vera esperienza del mago sta nel capire contro quali realtà può misurarsi, e quali eludere, o accettare.

Il blocco unico del “sì”

La propaganda di sistema usa spesso la formuletta “partito del no”, per delegittimare tutte le istanze di protesta contro quei progetti inutili che con la scusa di un progresso distribuito portano invece soltanto profitto nelle tasche di pochi, dei soliti, al costo della devastazione di un territorio già stremato da una mania costruttiva che è in gran parte speculazione pura. L’etichetta schiaccia la prospettiva, come se essere opporsi a un progetto specifico volesse dire essere contrari a ogni innovazione, per partito preso. La logica e le distinzioni, però, valgono poco contro gli slogan, specialmente quando escono dai megafoni del potere, con la loro voce autorevole, ripetuta ossessivamente finchè ti entra nella testa. Leggi tutto “Il blocco unico del “sì””