Il blocco unico del “sì”

La propaganda di sistema usa spesso la formuletta “partito del no”, per delegittimare tutte le istanze di protesta contro quei progetti inutili che con la scusa di un progresso distribuito portano invece soltanto profitto nelle tasche di pochi, dei soliti, al costo della devastazione di un territorio già stremato da una mania costruttiva che è in gran parte speculazione pura. L’etichetta schiaccia la prospettiva, come se essere opporsi a un progetto specifico volesse dire essere contrari a ogni innovazione, per partito preso. La logica e le distinzioni, però, valgono poco contro gli slogan, specialmente quando escono dai megafoni del potere, con la loro voce autorevole, ripetuta ossessivamente finchè ti entra nella testa.

La volontà di incrostare la terra con acciaio e cemento non è soltanto forte, ma intoccabile. Ce ne accorgiamo quando alcuni progetti, particolarmente insulsi o dannosi, vengono osteggiati a gran voce dai cittadini: allora il sistema si stringe a proteggere sè stesso; imprenditori, amministratori pubblici e organi di informazione rivelano sfacciatamente di pensare all’unisono, di spartirsi la fetta della stessa torta.
E tanto spiegamento di forze non sarebbe forse nemmeno necessario, perchè per quanto la gente possa protestare, la grande opera di turno viene comunque portata avanti, con quel misto di arroganza, cialtroneria e intoccabilità che il potere immancabilmente dimostra. O sì o sì: non c’è nessuno spazio per il no, con buona pace della democrazia (che ricordiamolo, non è “la maggioranza ha deciso i suoi rappresentanti, e loro dettano il buono e il cattivo tempo”, ma è dialogo fra le parti, ascolto reciproco anche delle voci di minoranza, confronto e se serve anche compromesso).

Allora, almeno, giochiamo a carte scoperte. Ammettiamo a noi stessi che “progresso”, “economia”, “amministrazione del territorio” sono parole vuote che celano affari biechi. Troviamo il coraggio di non credere più alle confortanti balle con cui dall’alto indorano di volta in volta l’ennesima devastazione della terra a cui apparteniamo. Perchè spesso, anche chi riceverà in prima persona i danni delle grandi opere inutili, parteggia per i vertici che pur non tengono minimamente conto della sua opinione. È rassicurante credere alle promesse di miglioramento, di sostenibilità economica, di ricchezza per tutti. Convincersi di essere dalla parte del progresso, che avanza inesorabile nonostante la resistenza di un “partito del no” ignorante e retrogrado.
Ma a suon di rassicurazioni e speranze, nelle nostre terre si diffondono grigi cicatrici, al posto di salute, bellezza, libertà. È ora di guardare in faccia la realtà che ci comanda.