Il mondo e me stesso

“Prima di cambiare il mondo, cambia te stesso”. Un principio che non è sbagliato, se non diventa uno slogan, o ancor peggio se non diventa una scusa: la parola d’ordine di un escapismo interiore – un in-capismo, se vogliamo – che sostituisce l’azione concreta con un lavoro su di sè che alla fine non produce nulla.

Una volta ne ero convinto anch’io: è nell’anima che bisogna lavorare, altrimenti ogni rivoluzione esteriore partirà col piede sbagliato. Ne sono tutt’ora persuaso. Di una cosa, però, mi sono accorto: agire esteriormente significa anche modificare la nostra essenza. Le nostre azioni ci cambiano, nel bene o nel male. L’uomo non è un’isola separata dal mondo, ogni evento lascia un segno, tanto fuori che dentro. In questo, azione e contemplazione non sono nemiche, ma servono piuttosto come due muscoli antagonisti che muovono lo stesso arto.
Propongo dunque di togliere il “prima”, e avremo semplicemente: “cambia il mondo, cambia te stesso”.

 

(Immagine: Santi Pietro e Paolo, di El Greco)