Nell’era della crisi cronica, ogni speranza diventa necessaria; ma l’illusione è più che mai veleno.
Il verde del germoglio è come un balsamo per l’anima: la terra è ancora viva, la cenere non ha del tutto vinto.
Sarebbe irresponsabile però lasciarsi consolare troppo in fretta, pensando la natura come se fosse invulnerabile, e il fuoco dunque solamente un episodio – nulla di più di uno spavento, che passa senza lasciare cicatrici. Si dice addirittura, “dopo l’incendio la foresta ritorna a crescere più forte”, come se il male in fin dei conti fosse un bene. Sospiro di sollievo, ma intanto il vento si porta via la terra nuda, e l’erosione annuncia già il deserto.
Oggi come non mai, dobbiamo immaginare bene. Guai a farsi sfuggire i piccoli segnali di speranza: rari e preziosi, sono le vie possibili verso la guarigione. Immaginare è tanto seminare che raccogliere, saper guardare e insieme anche creare. Non deve essere finzione, non è soltanto raccontarsi una bugia, per darsi tregua da un mondo doloroso: quella è immaginazione pessima, del grado più meschino.
Cogliamo con lo sguardo, dunque, la fogliolina verde che cresce in mezzo al nero. Che sia una sfida coraggiosa, la sua come la nostra.