Eccomi qua: ho cercato di scattarmi un selfie in cui potessi avere una parvenza d’autore, ma non ce l’ho fatta. D’altronde non avevo neanche voglia di cambiarmi la felpa con qualcosa di più elegante. Se fate lo zoom troverete peli di cane sulla maglia, ma non fateci caso.
Il fatto è che non ho nessuna voglia di fingere di essere qualcosa che non sono. Non ho titoli di studio prestigiosi, non ho mai vinto concorsi letterari, nè ho amici altolocati di cui potermi pavoneggiare.
Mi piace semplicemente vivere con l’attenzione aperta, ricevere tutto ciò che il mondo mi offre e poi lasciare che i ricordi e i pensieri mi fermentino dentro, come se l’anima fosse una cantina. Scrivere per me non significa salire su una cattedra e dettare chissà quali verità. È invece un modo per fare il punto di una ricerca che continua sempre, e in cui spero di coinvolgere chi avrà voglia di leggermi.
Il mio interesse principale è la simbologia, lo studio dei significati che riceviamo e diamo al mondo. È un aspetto fondamentale del pensiero umano, che trova applicazione in diversi campi, e ciò mi permette di attraversare gli argomenti più disparati, senza per questo saltare di palo in frasca, ma trovando anzi connessioni che rinsaldano quello che altrimenti sarebbe un sapere frammentato. Dalla natura alle leggende del folklore, nei templi antichi così come nella cucina di casa, nell’arte o in un racconto, il simbolo è il tratto di unione che può arricchire le nostre vite di significato e partecipazione.

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